Piove, governo ladro!
Piove, governo ladro!
Alle tristi notizie sul terremoto che scuote da molti giorni il centro del Paese (notizie terribili che dovrebbero spingere tutti gli italiani a stringersi assieme in un impeto di solidarietà), e a quella recentissima del crollo di un viadotto su di un’auto che vi transitava sotto, i soliti noti, usi a cavalcare le disgrazie per beceri fini di parte, hanno reagito gridando che il governo – invece di gingillarsi in inutili referendum – dovrebbe preoccuparsi di cose più serie come il controllo del territorio e la prevenzione delle calamità sismiche e idrogeologiche.
Come se una cosa escludesse le altre. I gufi di Renzi sono, al loro confronto, dei poveri animaletti. Questo è il tempo degli avvoltoi e degli sciacalli.
Altri soliti noti, usi a dire sempre e solo No, hanno fatto ricorso (respinto dal Tar del Lazio) contro la formulazione del quesito referendario (valutato e ammesso dalla Corte Costituzionale), da loro giudicato – per la sua chiarezza – “uno spot per il Sì”. Molto meglio l’oscurità assoluta (credo per la quasi totalità di noi elettori) dei quesiti degli unici altri due precedenti referendum costituzionali. Il quesito del 2001 recitava: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 59 del 12 marzo 2001?”. E il quesito del 2006 recitava: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche alla parte seconda della Costituzione approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n° 269 del 18 novembre del 2005?”. L’enigmaticità di questi quesiti e i numerosi sofismi da azzeccagarbugli enunciati nei dibattiti televisivi dai sostenitori del No, sembrerebbero costruiti di proposito per sostenere la causa di chi vorrebbe abolire il suffragio universale.
Il popolo bue a casa, e un’assemblea di saggi “illuminati” (magari dal web) a decidere per noi.




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