Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano

 

Salvini fascista

La barbarie che oggi attraversa la nostra società, e i caratteri sempre più regressivi della politica italiana mi spingono a riproporre  il sermone con il quale il pastore Martin Niemöller condannò l’ignavia degli intellettuali tedeschi che non opposero alcuna resistenza all’ascesa al potere del nazismo. 

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Oggi, come insisto forse noiosamente da tempo, ci risiamo. La storia purtroppo si ripete e tutti noi assistiamo – ciechi o sconcertati, qualche volta indignati – all’arrembante avanzata del neo-fascismo di Salvini, sostenuta dalla complicità del subalterno qualunquismo pentastellato, in ostaggio della Lega dell’odio e dei deliri securitari. 

Dilaga nel popolo il “signor sì, signore” ai diktat del centralismo decisionale della Lega, mentre all’apatica maggioranza silenziosa (quella che spera sempre che ci pensi qualcun altro) ricordo che l’indifferenza è ormai equivalente a irresponsabilità” (parola di Massimo Cacciari).

Alle porte c’è l’avvento di una democratura guidata (si fa per dire) dal Conte Nemo, servo di due padroni.

Se non troviamo la forza e il coraggio di batterci in nome dei valori ereditati dalla Resistenza, allora “non ci resta che piangere” (come nel film di Benigni e Troisi), mentre “il vecchio che avanza, allargandosi a macchia d’olio, ci fagociterà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *